Da PrismaNews
Adelmo Togliani parla agli aspiranti attori
Corsi di formazione biennali, 800 ore di lezioni teoriche e pratiche con laboratori di canto, danza, recitazione, dizione, doppiaggio. Allestimento di spettacoli autoprodotti e da gennaio 2013 la novità di un corso di regia. Questa l’intelaiatura su cui si fonda l’Accademia Togliani, che dal 1989 a Roma sforna attori professionisti, protagonisti del mondo dello spettacolo.
La scuola di formazione professionale attoriale Togliani, fondata da Achille Togliani, indimenticato cantante e attore, è riconosciuta dalla Regione Lazio e dal Comune di Roma ed è convenzionata all’Asi Ciao, Coordinamento Imprese sociali ed enti No Profit: rilascia agli allievi che hanno superato l’iter formativo il Diploma di Qualifica professionale di attore e permette di acquisire crediti formativi universitari.
In occasione dell’Open Day di giovedì 4 ottobre, le porte dell’Accademia in via Nomentana a Roma si sono aperte a tutti i ragazzi e le ragazze interessati a intraprendere il mestiere dello spettacolo. Gli insegnanti coordinati da Adelmo Togliani, si sono messi a disposizione di chi vuole conoscere l’attività dell’Accademia, offrendo lezioni di recitazione, danza e improvvisazione. Prismanews ha seguito l’evento grazie alla guida di Laura Beretta, responsabile dell’ufficio stampa ch ci ha accompagnati attraverso gli spazi dell’Accademia illustrandone le specificità e i punti di eccellenza. “Una formazione a 360 gradi è il nostro punto di forza – ha sottolineato Laura Beretta – dunque lezioni di teoria, storia del cinema, del teatro, in stretta correlate alla formazione sul campo, questo per abituare i giovani allievi ad avere una solida preparazione. Preparazione che forse da sola non basterebbe, ecco perché l’Accademia segue i propri allievi praticamente fino al debutto sui palcoscenici. Mentre prosegue la visita attraverso la sala canto, quella per la danza, la sala teoria e la camera casting, in cui si insegna all’allievo ad abituarsi alla presenza di una telecamera o di una cinepresa allenandolo ai tempi televisivi o cinematografici, ci dice che per l’Accademia è fondamentale provare le motivazioni, le capacità, la passione dei ragazzi che desiderano iscriversi ai corsi. Prima di essere ammessi è infatti necessario affrontare e superare un provino.
Terminata la lezione è il momento di una chiacchierata con Adelmo Togliani.
Se dovessi spiegare ad un ragazzo che vuole fare il mestiere dello spettacolo, come gli descriveresti L’Accademia Togliani?
“A Roma ci sono molte Accademie di teatro, ciò che ci contraddistingue dalle altre è il modo in cui seguiamo i nostri giovani. Li accompagniamo nel mondo del lavoro, creando vere e proprie opportunità professionali e sin dalla fase formativa limitiamo il numero di partecipanti ad un gruppo ristretto e selezionato in modo da consentire a tutta la struttura di concentrare energie sul talento e il merito”.
Passione e metodo sono ancora indispensabili per fare questo mestiere, o come molti purtroppo pensano, sono più importanti “le scorciatoie”?
“Le scorciatoie ci sono e ci saranno sempre, credo anche però che bisogna essere in grado di sfruttarle, e dare il meglio di sé quando il ‘treno passa’. Il nostro è un mestiere talmente pieno di variabili…che la raccomandazione secondo me è l’aspetto meno rilevante. Ma ripeto: la preparazione e la formazione che rappresentano il nostro forte in quanto scuola, sono fondamentali per un artista. Nessuno vuole essere una meteora, e una raccomandazione fine a se stessa serve a ben poco, non trasforma delle seppur vivide aspirazioni in una ‘carriera’.
L’Accademia è molto attiva, promuove numerose iniziative, come ad esempio lo spettacolo andato in scena in occasione della Notte dei Musei.
“Devo dire che sin dai tempi della sua fondazione L’Accademia Achille Togliani ha fornito occasioni professionali ai suoi allievi. Io e i miei compagni di allora cominciammo con papà, nei suoi recital canori. Lui diceva che non ero pronto per gli sketch, e quindi facevo il presentatore. Introducevo i miei colleghi/compagni di scuola e le parti canore di mio padre. Il dopo-intervallo era il mio forte! Oggi la mission della scuola è sempre la stessa, ma ha dilatato ancora di più il suo raggio. “L’Amore ai tempi della crisi” ideato da me ed Elena Tommasini, sotto la mia regia, dà addirittura, in una cornice meravigliosa come la Notte dei Musei, l’occasione ai nostri ragazzi di portare in scena dei ‘pezzi’ inediti scritti da loro stessi. Più di così! Inoltre ricordo che il 12 ottobre andremo in scena per la rassegna Giovani@teatro al Centro Culturale Aldo Fabrizi con uno spettacolo prodotto dall’Accademia con il contributo dell’Assessorato del Comune di Roma alla Famiglia, all’Educazione e ai Giovani. Lo spettacolo dal titolo POLVERE per la regia di Saverio di Giorgio tratta il delicato tema della tossicodipendenza. I due protagonisti sono allievi della nostra scuola. Alla fine abbiamo anche organizzato un dibattito con alcuni esperti del settore che verrà moderato da Emanuele Merlino”.
Veniamo a te, da poco hai girato un film con Pupi Avati, vuoi dirci qualcosa a proposito.
“Uno di quei registi che solo a sentirne parlare mi viene la tremarella…al provino fui sfrontato. Sul set invece, aveva una cavolo di fifa. Lui va per sottrazione, io ho una personalità a volte debordante, c’è un’incompatibilità di fondo che è stata poi risolta. Da subito ho azzardato a mio rischio e pericolo, un dialetto romagnolo, e lui: niente. Dopo i primi 3 ciak, mi fa: “Ma lo sai che lo parli proprio béne? Evvai, avevo qualche possibilità. Sono andato avanti così per tutta la lavorazione come fossi stato in trincea, avanti due indietro uno, indietro due avanti tre passi…azzeccavo una cosa e lui preferiva che mi concentrassi su altri aspetti e correggessi. Con lui è come se fossi tornato a scuola, ma sono stato felicissimo di farlo. Sono molto esigente con me stesso e sempre disposto a mettermi in gioco, fa parte del nostro mestiere. E poi come dice Pupi: il professionismo ha creato omologazioni, e l’omologazione è la rovina”.
L’Accademia è stata fondata da tuo padre Achille, indimenticato cantante e uomo di spettacolo, un tuo ricordo. “Non si è mai speso in complimenti nei miei confronti. Anzi, mi sono sempre sentito giudicato, lo sogno la notte che guarda i miei spettacoli ma non si esprime, né proferisce parola alcuna. Però il trucco era questo con lui; fare bottega vuol dire saper ascoltare il ‘maestro’. In ogni gesto o parola c’è un ‘segno’. Lì risiede il suo insegnamento. Puoi chiedere ad una leggenda cosa si deve fare nella vita per svoltare? Lui è la sintesi di tutto questo, trascende le soluzioni. Dopo l’ennesimo provino andato male, da cui, come sempre, tornavo piangendo, a piedi, da qualunque zona di Roma si svolgesse il cast, mio padre senza dare troppa importanza all’accaduto, diceva candidamente: “Si vede che non è il tuo momento, dovrai fare qualcosa di migliore”.
Tuo padre apparteneva alla schiera di artisti per così dire a tutto tondo, talento e dedizione applicate alla musica, al cinema, alla radio, alla televisione. Esistono ancora oggi artisti così?
“Direi di no. Mio padre è arrivato al cinema molto tempo dopo, nonostante fosse stato il suo primo grande amore. Era stato allievo del Centro Sperimentale di Cinematografia nel 1940 con Antonioni, De Santis e Germi. Le circostanze della vita e il momento storico non lo hanno premiato da subito in quella che secondo me resta la sua vera passione. Tornando alla domanda, oggi c’è molta più concorrenza e riuscire a fare tutto e bene, beh la vedo dura. Avrei un nome, ma so che risulterei impopolare per i suoi trascorsi e perché unanimemente riconosciuta come una personalità un po’ controversa. Questo personaggio è Luca Barbareschi. Non è paragonabile a mio padre, ma in quanto ad eclettismo, insomma, ne avremmo di cui parlare”.
Quali i tuoi progetti futuri?
“Molti, uno di questi è scritto con la mia fedelissima collaboratrice, Elena Tommasini, si chiama “Vita da avatar”, spiega cosa succede ai personaggi dei videogiochi quando la console è spenta, quello che fanno. Gli avatar vivono di vita propria? Tutti loro attraverso degli immensi monitor fissati in piazza Avatar, a Gameland, spiano il mondo umano, ci imitano, ci prendono in giro. E poi tutti ce l’hanno con i Sims?!?! Perché? Certo, per loro giocare non vuol dire lavorare, hanno tutti gli add-on ed espansioni possibili! Vivono in posti fighi, isole caraibiche o superattici con viste spettacolari, vanno a feste e party, guidano belle macchine. 2bit e Deluxe, gli altri personaggi, si ammazzano di lavoro/gioco dalla mattina alla sera. Aggiungi il fatto che i Sims, sono stati creati da noi giocatori a nostra immagine e somiglianza!!! Abbiamo questo progetto in cantiere ormai da 3 anni e presto ne vedremo delle belle. Come attore invece ho finito adesso di girare con Leone Pompucci “Leone nel Basilico” con Ida di Benedetto, e adesso sono sul set con Valeria Golino, in un piccolo ruolo nell’ultimo film di Marco Puccioni “Come il vento””.
-written by Massimo Lori-
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