Diario de “L’Uomo Volante” [Parte II]

Diario de “L’Uomo Volante” [Parte II]
21 GIUGNO 2014, 4° GIORNO

“Dopo questa esperienza, la mia vita non sarà più la stessa”

Dopo altri due giorni di riprese, comincio vagamente a comprendere i vari ruoli di ogni anima in pena che lavora in questo caos (organizzato): macchinisti, assistenti… assistenti degli assistenti, è tutto un enorme intreccio adibito a rendere mirabolante ciò che è destinato al pubblico… la troupe è un’alleanza di super-eroi, ai miei occhi.

Più che stancante, questa prima esperienza è stata confusionale; la testa mi gira ancora per quante corse ho fatto! Mi hanno anche dato quella piccola radiolina, tipo walkie-talkie, per chiamarmi in ogni momento possibile… mi sentivo, in effetti, un po “superiore”, quasi al livello degli altri operatori… per poi ricadere nel baratro dell’ignoranza quando sbagliavo qualcosa… cavolo.

Ieri è stato distruttivo lavorare fino a tardi, ma l’impiego manuale non mi spaventa; fortuna che abbiamo avuto un’ora di pausa per pranzo e cena… sai, veder i miei eroi rifocillarsi mi rassicura, almeno sono certo che saranno in grado di dare ancora il 100%.

Adelmo è super-elettrizzato: sembra un bambino con un gigantesco gioco da lui manovrato, simile ai super-cattivi quando organizzano il loro piano… tipo Megamind. Ecco, Adelmo sarebbe davvero carino col testone blu; e a questo punto Bianca Guaccero sarebbe la bella da salvare (anche se è talmente professionale da sembrar lei la super-eroina… “Super-attrice, in azione!”).

…Mhm…ah, ecco: sto praticamente effettuando una sorta di corso accelerato per tecnico cinematografico: la troupe mi fa sgobbare come non mai e mentre io mi stanco, loro non manifestano alcun segno di spossatezza, come fosse ruotine. Devo dire, però, che sto cominciando ad abituarmi a questo mondo: apprendo tecniche nuove, i retroscena, il gergo tecnico… tutte quelle piccolezze che per la troupe sarà pure pane quotidiano, ma per me è una straordinaria occasione.

Ora scusami, Mister Diario, ma ho bisogno di una dormita; per cui chiudo qui con una “frase epica da finale”:

“Siamo a oltre la metà dell’opera, ma vorrei già sotterrarmi in una tomba: stanco, mentalmente distrutto, forse non del tutto capace di intendere e di volere.

Eppure sono convinto che sia il lavoro più bello del mondo…”

[TO BE CONTINUED…]

(foto di Selvaggia Chechi)

 

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