Formazione Professionale

Il Corso di Formazione Professionale, strutturato in un biennio e per un ammontare di 800 ore di lezione, è articolato in modo da fornire all’allievo tutti gli strumenti per qualificarlo, al termine del percorso formativo, come Attore.

Le materie affrontate nei due anni di corso sono: Respirazione – Regia Teatrale – Improvvisazione cinematografica – Elementi di Regia cinematografica – Script Lab – Camera casting – Recitazione Metodo Strasberg – Storia del Cinema e del Teatro – Danza – Movimento del Corpo – Storia della Fiction nazionale e internazionale.

Durante il 1° anno di Corso l’allievo getta attraverso lo studio delle materie di base – Dizione, Recitazione, Danza e Improvvisazione – le fondamenta per avviare la conoscenza di sé e del proprio talento. Attraverso le materie secondarie gli è fornita invece l’opportunità di esplorare nuovi orizzonti professionali sempre legati all’attività attoriale. Doppiaggio, Camera Casting che insegna all’allievo a stare davanti ad una macchina da presa e Script Lab, il laboratorio di scrittura per attori, sono le materie che più di tutte offrono slanci creativi e ampliano le possibilità di sviluppo della professione.

Nei primi mesi l’allievo è continuamente sottoposto a sollecitazioni sia sul piano creativo che su quello psicologico. Si punta da subito a fare di un allievo il primo artefice del proprio talento. Questo avviene prima con la scoperta del suddetto talento e poi con l’indirizzamento dello stesso. I docenti richiedono tendenzialmente agli allievi di porsi obiettivi molto alti. La professione richiede impegno e sacrificio ma anche dei traguardi e delle regole, una disciplina che non è solo scolastica. Un insieme di punti che una volta acquisiti trasforma l’allievo in un vero professionista. La percezione di questa ‘strutturalità’ è solo parziale durante il primo anno di corso. Improvvisazione e Recitazione mettono l’allievo a confronto con le proprie ansie da performance ma è proprio in questa ricerca continua che poi alla fine prevale una maggiore sicurezza e capacità di controllo delle capacità espressive. Durante il primo anno le materie di movimento aiutano l’allievo a conoscere il proprio corpo e a sfruttarlo in modo totale avviando quel processo di percezione di sé e delle proprie possibilità.

Passando alle materie teoriche presenti nel percorso formativo, c’è da dire che sono utili alla conoscenza dell’ambiente in cui l’arte teatrale e cinematografica si sono sviluppate e della storia della materia artistica, ma esse tessono soprattutto una rete di modelli professionali da seguire. Le lezioni si concentrano su figure e personalità di successo che assurgono ad esempio per chi vuole intraprendere la carriera attoriale. Film o opere teatrali che hanno lasciato un segno nella storia sono al centro dello studio del primo anno come del secondo.

Avviato il processo di scoperta e consolidamento delle proprie capacità espressive nel primo anno, l’allievo giunto ormai alla massa critica che questa situazione comporta, lo studio da una parte e le certezze acquisite dall’altra, comincia ad affacciarsi su nuove strade considerando le varie possibilità che la professione offre. Il 2° anno comincia con il riconoscimento dei primi risultati acquisiti e suggerisce anche nuovi interrogativi. Vengono perfezionati alcuni aspetti della recitazione come la ricerca del personaggio e la sua trasformazione. In questo ambito i metodi differenti e i diversi approcci al personaggio e al testo sono formativi in senso totale in quanto nessuno esclude l’altro, e sono tutti utili all’approfondimento della materia e alla maturazione di un proprio metodo. Ogni attore infatti, secondo il processo formativo che la scuola offre, deve costruire per sé uno specifico metodo che gli consenta di lavorare al meglio; il percorso dei due anni fornisce tutti gli strumenti atti ad approcciare qualunque situazione professionale: che si tratti di teatro classico, cabaret, cinema o fiction televisiva.

Al profilo professionale dell’attore si richiede comunicativa, espressività, flessibilità nell’assunzione dei  ruoli, visione d’insieme dei vari ruoli coinvolti nei diversi ambiti professionali dove la singola collocazione dell’attore costruisce insieme alle altre il tessuto di una vicenda. Perché l’attore sappia qual’è la tessera che deve inserire in un insieme corale. Per percepire la propria posizione in un contesto più complesso dove anche l’attore protagonista diventa collaboratore dei suoi colleghi sia pure con diverso rilievo. Nell’improvvisazione – la vera palestra dell’attore – cominciano ad automatizzarsi certi meccanismi legati agli esercizi dati. Le situazioni improvvisate si articolano e l’allievo ormai al secondo anno riesce a cogliere rapidamente l’essenza della scena e a muoversi con disinvoltura. Gli esercizi diventano routine al punto che si trasformano per l’allievo nello strumento di riscaldamento per eccellenza ma anche in un modo per esplorare indisturbato nuovi ‘spazi’ espressivi.

Il saggio che si tiene al termine di ogni anno accademico rappresenta il vero banco di prova dell’allievo, al primo come al secondo anno. La possibilità di misurarsi su un palcoscenico consente all’allievo di mettere in pratica ciò che ha imparato durante il biennio, mettersi in gioco e trarre le proprie conclusioni. Anche di sperimentare in talune occasioni. Nel corso dell’anno, parallelamente alle attività di allestimento del saggio finale che cominciano intorno al mese di gennaio, continua la formazione dell’allievo nelle varie materie affinché non venga meno la preparazione attoriale.

Conclusioni

Il corso in oggetto si svolge all’interno di un progetto formativo orientato alle tecniche di cui sopra, le quali costituiscono l’articolazione disciplinare di massima, affiancata da un background di cultura cinematografica e teatrale (dalla storia alla critica) ben oltre una concezione meramente addestrativa, per avere riguardo non solo ai ruoli possibili ma alle situazioni comunicative in cui i ruoli vengono a calarsi. Con tutto ciò abbiamo inteso corredare la recitazione di elementi che la rendono più consapevole, condizione che riteniamo necessaria o semplicemente utile a rendere più labile il confine tra fiction e realtà.

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